Come qualcuno di voi ricorderà, questa rubrica, apparsa sul numero cartaceo SDF #134/1, parla per provocare su argomenti sensibili, su censure e polemiche non futili. Per capire il mondo dove il fumetto si muove.
L’anno scorso, a guigno, Vincent Bernière, figura ibrida del mondo della stampa e dell'editoria francese, artefice del nuovo formato di Métal Hurlant e che ha assunto la direzione di Les Cahiers de la BD, definiva la linea editoriale della sua neonata pubblicazione Charlotte Mensuel (trasformazione dello storico Charlie Mensuel) così: “Uno spazio creativo dal tono terribilmente liberatorio».
Charlotte
In un tempo in cui le riviste hanno chiuso e in Francia proseguono quasi solo quelle che presentano prepubblicazioni (di base pubblicitarie delle case editrici), una nuova e corposa rivista che presentava fumetti francesi ma anche stranieri (e – come vedremo – anche italiani) era sembrata un’importante novità e una bella spinta per il fumetto.
Così si presentava:
“una selezione di fumetti europei e americani di qualità e di manga giapponesi, in storie brevi che possono far parte di un insieme, che possono fermarsi come parte di una narrazione autonoma, o come serie da seguire a puntate”.
Ma dopo sei mesi…
La neonata rivista di fumetti Charlotte Mensuel è già in pericolo di vita perché la sua licenza di stampa non è stata rinnovata per una serie di vignette ritenute “pornografiche”.
La decisione è stata descritta dai suoi fondatori come una mascherata censura del giornale.
SOTTO: Tavola di Chris Ware
Facciamo un passo indietro
All’uscita del primo numero ecco come la presentava Didier Pasamonik:
Non lasciatevi ingannare dalla tranquilla bambina disegnata da Chris Ware in copertina: le 150 pagine di fumetti del primo numero di Charlotte Mensuel non sono tutte tranquille! Anzi, ce ne sono alcune piuttosto provocanti, con artisti “frizzanti” (Andrea Pazienza, Georges Pichard, Jordi Bernet e Michiyo Matsumoto) accanto ai classici (Charles M. Schulz) del passato,i raffinati ricercatori (Winshluss, Chris Ware...) e le teste calde, se non addirittura bruciate, della nuova ondata (Bastien Vivès, Florent Ruppert, Joe Matt...), troverete stili grafici molto diversi e storie non sempre così politicamente corrette da far rizzare i capelli a un calvo.
Sì, Pazienza è una delle figure sicuramente ancora provocatorie all’interno di una rivista. Le sue storie, invecchiate di poco, pur raccontando anni particolari e l’ambientazione bolognese, sono ancora a filo della rappresentazione cruda della realtà.
E a loro volta crudeli
È chiaro che lo spirito di Charlie non è più di moda. Non lo è nemmeno la censura in senso stretto, ma sappiamo che ci sono altri modi per condannare una rivista o un giornale: la fine della sua iscrizione nel registro della stampa, e quindi la fine dei suoi vantaggi economici, come l'IVA ridotta. Charlotte è una “rivista” di fumetti molto giovane, ma che fa parte di una grande tradizione di fumetti che provocano e sfidano.
A febbraio, Charlotte , che pubblica bédé, manga e comics è stata informata che la Commission paritaire des publications et agences de Presse (CPPAP) stava ritirando la sua approvazione, mettendola in pericolo dal punto di vista finanziario. “Les Bons Pères de Famille”, l'editore di Charlotte, ha deciso di portare la questione il tribunale amministrativo. ecco la risposta:
(4° paragrafo) Le disposizioni congiunte[…]devono presentare «un carattere di interesse generale quanto a diffusione del pensiero» e di non essere suscettibili«di shoccare il lettore con una rappresentazione degradante delle persona umana, minando la sua dignità e la decenza o presentare la violenza sotto una luce positiva».
Si propone dunque all’editore di presentare un nuovo dossier, in accordo con le osservazioni richieste.
O fare ricorso.
Questo rifiuto significa che l'IVA passerà dal 2% al 20%, il che è ovviamente un duro colpo economico, che facilmente ne segna la fine.
Le pagine incriminate sono Torpedo* di Abuli e Bernet, e - motivo per cui vi passo questa informazione - di Andrea Pazienza (per la famosa prima storia di Zanardi, Giallo scolastico).
All’interno della rivista troviamo, oltre a Pazienza e Bernet, additati come scandalosi (tutte e due le storie sono degli anni 80) un altro autore pietra di scandalo, che partecipa non solo come autore, ma anche come azionista: Bastien Vivès.
Qualcuno di voi ricorderà che proprio nel primo PLUFF! Bernard Joubert aveva ben riassunto la questione Vivès, allora appena esplosa, ed ora lui stesso si esprime così, nello scriverci:
«Quando ci si trova di fronte a una decisione amministrativa incredibilmente stupida, si suppone che ci sia una ragione nascosta.
Dato che Charlotte mensuel pubblica Bastien Vivès, e che Vivès è membro della casa editrice (come azionista), viene da chiedersi se questo possa essere stato un fattore nella decisione.
Vi rimandiamo all’articolo completo (qui ne abbiamo pubblicato due stralci chiarificatori), per comprendere appieno tutto l’accaduto.
Per chi volesse acquistare il PDF di SdF #0 e SDF#1 del 2023, lo potrà fare prossimamente dal sito comicout.com
Ma l’accusa di pedopornografia cadde su Vivès dopo un personale e stupido battibecco sui social, con un’autrice. A quel punto un’insurrezione corale puntò il dito sull’opera e sull’autore.
Dopo la querela non solo fu bloccata la diffusione del libro, ma anche cancellata la grande mostra che doveva essere interamente dedicata a Vivés ad Angoulême.
Un caso analogo, tra l’altro, c’è stato quest’anno, sempre con la cancellazione, vergognosa, di una mostra che doveva essere dedicata a Dany, autore ultraottantenne, per l’accusa di razzismo nella rappresentazione degli africani in una storia di Spirou!
Qui sotto una pagina… ma ne parleremo magari ancora.
In entrambi i casi, e maggiormente per Deny, non ci si è posto troppo il problema della responsabilità dell’editore e degli editor che seguono un lavoro, e che hanno mandato in stampa e diffuso in libreria queste opere.
Tornando a Bastien Vivès, l’autore è stato per molti mesi messo in quarantena totale, compresa l’uscita del secondo volume del suo nuovo Corto Maltese, l’interessante versione ambientata nel 2000.
Il processo a Bastien Vivès (e a Glénat e les Requins marteaux) sarà il 27 e il 28 maggio 2025. Vi terremo informati sugli esiti. E sarà certamente il momento di riparlare di censura e simili, magari con un confronto diretto con autori che hanno vissuto momenti simili o diversi.
Ma per chiudere questo tema per ora, ricordiamo che proprio lo stesso meccanismo censorio legato al denaro, all’IVA con il non riconoscimento di rivista culturale, colpì negli anni 80 Frigidaire. Ai nostri giorni accade spesso in rete, o in incontri con Liberatore o Manara, di chiedersi se quello che è stato fatto allora, una vera rivoluzione, potrebbe nascere oggi e, per esempio, se Ranxerox e Lubna o Il gioco potrebbero essere anche solo concepiti oggi.
Negli anni 90 ebbe gli stessi problemi e qualche processo la rivista Blue – di Francesco Coniglio – una delle riviste più aperte e libertarie che siano mai state pubblicate in Italia, dove cultura, sessualità, libertà ed erotismo convivevano, accostando autori come Trillo e Bernet, Manara, Mannelli, Cabanes, Scòzzari, Mattioli, Serpieri e altri grandi, ma dove esordirono e trovarono spazi liberi da costrizioni “sexy” nuovi autori come Maicol e Mirco, Marco Corona, Gipi, Sebastiano Vilella, Massimo Giacòn… e infine io stessa che firmo questo articolo, con amore per tutte le libertà, e molta preoccupazione per tempi bui e censori.
Laura Scarpa
Torpedo è un personaggio molto amato in Italia, pubblicato da Coniglio Editore sull’omonima rivista. Torpedo al principio fu disegnato da Alex Toth, ma il grandissimo disegnatore era turbato dalla violenza estrema (per allora) insolita, non intendendone l’ironia e sarcasmo dati proprio dall’eccesso. Fu così che passò alla matita di Jordi Bernet.