Nel n. 2 che avrete ricevuto se eravate abbonati, abbiamo proprio intervistato il WOW! nelle vesti di Luigi F. Bona, per la sezione mostre e musei.
Questi sono stati due mesi di lotta per il Museo, che era deficiente di affitti con il Comune di Milano, Comune che aveva continuato a chiedere l’affitto anche nel periodo Covid, pur lasciando allungarsi le tempistiche di pagamento.
Parleremo ancora di Musei o Spazi Fumetto… e non sempre in modo elogiativo.
La gestione dei WOW! è stata spesso povera e bella,, pur senza veri fondi iniziali, lo sforzo è stato di alternare cultura, storia e attualità, per arricchire culturalmente il pubblico milanese e curioso e avvicinare anche i più giovani, ampliando l’audience.
Dalle prime mostre, con meravigliosi contenuti in cornici un po’ scassate, il WOW! è cresciuto, con mostre popolari e giocose, ma sempre ricche di materiali preziosi, originali e pubblicazioni rare, e altre che presentavano scorci di Storia del fumetto e dell’immagine, anche attraverso l’editoria e la storia milanese.
In questi giorni gli autori si son messi vicini a perorare la causa del Museo, gli Editori - invece - per ora si sono distratti… e così domenica 15 giugno bisogna essere lì, a fare corpo e sostegno contro la chiusura del WOW! (Inevitabile ormai? Magari mutiamo le sorti e le decisioni, insieme).
Uniti per lo Spazio WOW
Ecco dei disegni, alcuni tra i tanti, a sostegno dello Spazio Fumetto milanese
Parlandone con Bona
Per i non abbonati riportiamo qui alcune parti dell’articolo, Bona ci rispondeva ancora con la speranza di intendersi con il Comune e trovare una via…
Partiamo sempre affrontando la parola museo. […]
Ma parliamo ora dello WOW Spazio Fumetto (WOW Spazio Fumetto, viale Campania 12), che ha ormai 13 anni. Una bella longevità per un museo del fumetto in Italia. E incontriamo Luigi F. Bona, presidente della Fondazione Franco Fossati e direttore del museo. Attivo in editoria dagli anni Sessanta, nel 1976 crea la “fanzine di fumetto, fantascienza e cinema” WOW e da sempre utilizza il fumetto per la comunicazione sociale e per la divulgazione scientifica.
Come vi definireste di più? Uno Spazio che accoglie, una Fondazione con un ricco archivio? Una Galleria?
Siamo tutte queste cose insieme, una miscela che all’estero si può chiamare “Museo”, in Italia non ha un nome, anche se in questi ultimi anni qualche nostro museo sta tentando di andare in questa direzione.
La Fondazione, già nel nostro dialogo interno tra “quelli di WOW” (rivista e altro) di quarant’anni fa, con Franco Fossati, Umberto Volpini, Sergio Giuffrida, Nessim Vaturi e poi Alberto Ronchi, Mauro Moretti, Melina Gatto e altri amici, doveva essere un luogo fisico dove poter raccogliere le cose che conservavamo in grande quantità nelle nostre case, nei garage, in cantine, e che alla fine risultavano difficili da raggiungere quando servivano. La Fondazione, come quella ideata da Asimov, era una cosa potenzialmente immensa, che sarebbe potuta servire a tutti, soprattutto a studiosi e studenti, che già realizzavano tesi di laurea con il nostro aiuto.
Quando Franco è morto nel 1996, a soli cinquant’anni, ho deciso di impegnarmi a realizzare questo sogno, e gli amici hanno sostenuto il folle progetto, un progetto molto impegnativo che ha richiesto dieci anni per maturare. Diventammo una Fondazione vera, anche se priva di fondi economici, riconosciuta per la qualità del patrimonio e del progetto: i soci fondatori eravamo Furio Fossati, io e molti del gruppo originale.
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Quando si presentò la possibilità di realizzare il museo a Milano, partecipammo al bando pubblico e vincemmo, anche se firmai un contratto fidandomi della promessa di collaborazione da parte del Comune.
E il nome WOW? Ce lo racconti? È lo stesso che tu desti alla vostra mitica rivista-fanzine che faceste nel 1975...
Il nome WOW venne suggerito dai giovani neolaureati che stavano terminando uno stage con la Fondazione e che ci spingevano a tentare l’avventura museale (io temevo che fosse un nome vecchio, dato che l’avevo trovato nel 1975, ma una veloce indagine mi convinse che avevano ragione).
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Nello “Spazio” ci sta il museo (conservazione, esposizione), ma anche la biblioteca, lo studio, l’incontro, la piacevolezza di un luogo ben attrezzato.
Quando il visitatore entra, si guarda attorno e scopre che il piano terra è libero e gratuito, che può girare, vedere mostre, leggere tra 9.000 pubblicazioni. Poi ci sono possibilità offerte di didattica, di una mostre, un bookshop, il bar, eccetera. Una porta spalancata sull’immaginario.
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Lo spazio del museo è come un open space “ad assetto variabile” su due piani. Il visitatore scopre che il piano terra, dopo il bookshop, è libero e gratuito, e può girare, vedere mostre, leggere tra 9.000 pubblicazioni. La grande Sala Metropolis diventa velocemente sala da spettacolo, da proiezione (su grande schermo a discesa), ospita lezioni didattiche, convegni e tanto altro.
Al primo piano, di norma, una mostra grande e impegnativa (con biglietto popolare), e per leggere e rilassarsi il bar. Una porta spalancata sull’immaginario, sull’attualità e anche sui ricordi (per l’adulto), sulla creatività (per bambini e giovani), su eccellenze e frontiere professionali (per autori, operatori culturali, insegnanti)... Lo spazio complessivo del museo (circa 1200 mq) ci va stretto, ma dobbiamo farcelo bastare perché è tutto sulle nostre spalle.
Che cosa permette a un museo di nascere e continuare a restare in vita e attività?
Dopo il Covid l’unico nostro problema è il Comune di Milano, che non ci aveva inclusi nei risarcimenti, e ora aumenta l’affitto che gli paghiamo (come paghiamo tutte le utenze). Il periodo Covid ci ha danneggiato mortalmente per oltre due anni, senza scuole, didattica e flusso normale di utenti, ma siamo riusciti ugualmente a sopravvivere però il rischio di chiusura, senza sostegni, è sempre presente.
Un museo vive di biglietteria delle mostre, di attività didattica, di eventi privati (coerenti con la nostra realtà), di qualche bando vinto. A oggi abbiamo avuto oltre un milione di visitatori (in tredici anni), circa 5.000 partecipanti ogni anno alle attività didattiche, in crescendo.
Anche a Milano, centrale per l’editoria del fumetto, fiere ed eventi sul fumetto non hanno vita facile. Una problematica dei musei non è solo avere fondi e spazi, ma pubblico. Un museo del fumetto in Italia, come può raggiungere i visitatori?
Alterniamo mostre ed eventi più “popolari” a quelli più “di nicchia”, ma questa è la nostra missione culturale. La qualità è il comune denominatore. La recente mostra su Lady Oscar è un esempio: avremmo potuto cavalcare soltanto la popolarità di questo ottimo personaggio dell’anime giapponese, ma la qualità del percorso ha generato un crescendo di risposta dovuto in gran parte al passaparola. La memoria della gente si fa sempre più breve, ma si deve superare l’“insegnamento” del Fumetto per arrivare a forme di “esperienza diretta” anche del passato. Chi frequenta il museo capisce bene questo concetto.
Autori, collezionisti, appassionati, aziende editoriali, tutti collaborano con noi per condividere il piacere di costruire le mostre insieme al meglio.
Eccoci dunque all’oggi.
qui SU RAI LOMBARDIA
La cosa particolare è che , tra negligenze del Comune alla consegna dello Spazio, 14 anni fa, restauri ed altro, il debito pareva essere stato annullato, si era pareggiato.
Perché dunque lo sfratto è esecutivo e immediato, mentre il Museo deve trovare immediatamente e temporaneamente dove collocare i materiali, libri, disegni, cornici e strutture varie?
DOMENICA 15 UNITI
Amici di WOW Spazio Fumetto,
solo a seguito del tam tam mediatico di ieri e dei numerosi articoli usciti, il Comune di Milano ha preso atto dell’intimazione a lasciare i locali entro il 15 giugno da loro stessi emessa.
In tarda serata è arrivata una lettera che propone una soluzione del tutto parziale e molto onerosa per la Fondazione Franco Fossati che gestisce il museo. Fermo restando che è sempre triste dover arrivare agli sgoccioli per ottenere soluzioni chieste già da tempo, stiamo valutando il da farsi. Ciò non toglie che il museo ormai dovrà sospendere tutte le attività il 15 di giugno come precedentemente annunciato.
Vi teniamo aggiornati, ma vi aspettiamo al grande evento di saluto 15 giugno dalle ore 15:00 alle ore 20:00.
Ma cosa fare?
Accettare che ancora una volta uno spazio dedicato in modo attento, sensibile e colto alla Nona Arte scompaia?
Nella foto_ Luigi F. Bona, Laura Scarpa, Aldo Di Gennaro, Mino Milani ecc ecc La consegna delle chiavi del Museo WOW!
Che cos’è WOW?
Lo Spazio Wow è servito ai bambini e ai ragazzi ad avvicinarsi al fumetto e a farlo.
A creare uno spazio-evento per autoproduzioni e fumetto underground
A far conoscere meglio ai giovani, in maniera diretta e divertente, ma curata, i mondi dei loro personaggi, o dei grandi classici: Tex, Dylan Dog, Diabolik, Lady Oscar, Topolino…
A far scoprire la storia, gli antenati del fumetto e i collegamenti con letteratura, cinema arte e persino l’Opera Lirica per le Prime della Scala
A creare uno spazio di grandi autori con incontri vivaci e unici: da Castelli, Milani e Matteo Guarnaccia, a Di Gennaro, Altan, Carnevali, Silver, Ziche, Don Rosa…
Il grande tesoro della storia del fumetto della Fondazione Fossati, è disponibile per mostre anche in altre città, per studiosi che cercano materiali e per libri come quelli che abbiamo edito in questi anni e di cui ringraziamo il Grande e meraviglioso Spazio WOW!
Grazie Spazio WOW, sappiamo che nulla è eterno, ma tu puoi vivere almeno altri 50 anni!
In Friuli si è aperto uno splendido spazio museale, il Palazzo del Fumetto, Milano è stata patria di autori ed editori, e a lungo (e ancora) nucleo importante della “Letteratura disegnata”, diamo al fumetto lo spazio e la dignità anche a Milano.
Domenica 15 siateci (Viale Campania, 12) o partecipate online
E UN GRANDE APPELLO AGLI EDITORI GRANDI E MEDI, MILANESI E NON:
Una donazione annuale (scaricabile dalle tasse), premiata con mostre dedicate ai loro fumetti.
Potete farlo, possiamo farlo.
Sto seguendo la situazione del WOW con molta attenzione e grande dispiacere. A parte l'amicizia e la stima in Luigi F Bona, penso al fatto che loro li stanno costringendo a chiudere, e, spero ad andare altrove, mentre a noi di fumettomania factory (la terza associazione più longeva dopo l'ANAFI ed il Centro Fumetto Andrea Pazienza), in Sicilia, non ci hanno permesso neanche di aprire visto che dopo 20 mesi di chiacchiere, sorrisi e "pacche sulle spalle" non ci hanno assegnato neanche un locale per la nostra piccola Biblioteca-Archivio-Museo del fumetto. A molti amministratori della Cultura e del fumetto non gliene frega nulla.